La sfida per la decarbonizzazione appare sempre più complessa, e certo non solo per l’Italia. Da un lato vi è il perdurare di forti tensioni geo-politiche ai confini dell’Europa, e l’emergenza di dati economici che, anche a livello globale, non paiono certo incoraggianti, con un’aria di crisi che ha colpito anche quei Paesi, come la Germania, che maggiormente si erano fatti promotori di una politica europea “aggressiva” sul fronte della transizione ecologica. Dall’altro lato, indubbiamente, va crescendo – soprattutto in Italia – un certo scetticismo circa l’efficacia delle azioni che nel recente passato si sono poste l’obiettivo di accelerare il passo della decarbonizzazione: con la crescita sì delle installazioni da fonti rinnovabili, ma ancora troppo lontana dal ritmo auspicabile, con i ritardi legati all’attuazione delle riforme (ad esempio quelle legate alle comunità energetiche), con il rallentamento delle immatricolazioni di auto elettriche e nella realizzazione delle collegate infrastrutture, con il “naufragio” delle politiche sull’efficientamento energetico nell’edilizia, che anzi ora sono accusate di aver ipotecato larga parte dello spazio di manovra del Governo per affrontare altri temi di politica economica e sociale che richiedono attenzione.
La revisione (oggettivamente al ribasso sul fronte della decarbonizzazione) del PNRR e la difficoltà a trovare spazio “costruttivo” nell’agenda politica per la transizione ecologica completano un quadro certo non confortante. Il rischio, che emerge con forza dal nostro Rapporto, è che fermarsi ora possa disperdere il patrimonio, non solo di asset, ma soprattutto di competenze e imprese, che nel nostro Paese si è via via costituito e rafforzato nel corso dell’ultimo decennio o poco più (dal 2011 ad oggi si potrebbe dire).
È a questo patrimonio prezioso di competenze e imprese che ci siamo rivolti per raccogliere i loro suggerimenti e, nonostante tutto, elaborare una Zero Carbon Policy Agenda da proporre – con ancora maggior vigore – al Paese.