Parlare oggi di smart city vuol dire riferirsi
a un modello di città nel quale, innanzi
tutto, si modificano i rapporti tra i cittadini
e le istituzioni, tra i cittadini e il mondo
dell’economia e, ovviamente, tra i cittadini
stessi. La dimensione sociale del cambiamento,
quindi, deve essere posta al centro dell’attenzione
per chi voglia realmente comprendere
le dinamiche in atto e magari contribuire in
modo attivo a questo processo.
L’innovazione tecnologica può contribuire notevolmente
a modificare le città, anzi spesso è
la causa stessa del cambiamento, in positivo
o in negativo. In positivo, quando una nuova
tecnologia contribuisce a migliorare la qualità
della vita, in negativo quando invece il miglioramento
è solo temporaneo o apparente
e ci presenta il conto di quelli che potremmo
definire “effetti collaterali”.
Le interfacce urbane rappresentano il modo con
il quale la città interagisce con i cittadini. La
comunicazione può essere finalizzata a dare ai
cittadini informazioni “di servizio”, ad esempio
indicando problemi di traffico, segnalando incidenti oppure fornendo informazioni per
l’emergenza o più semplicemente segnalando
eventi. Le modalità attraverso le quali la città
comunica possono variare, dai semplici pannelli
digitali alfanumerici ai più sofisticati monitor
che la tecnologia offre con dimensioni sempre
più grandi e con una definizione e una qualità
dell’immagine elevata.
L’Architettura delle città, intesa questa volta
nel senso originale del termine, non resta immune
dalla contaminazione da queste nuove
tecnologie. La possibilità di dare agli edifici
una dinamicità espressiva, di poter cambiare i
colori, la loro stessa percezione, di dare a loro
una funzione che va oltre il concetto stesso di
forma che contiene degli spazi ma che si spinge
verso un rapporto diverso, più dinamico, con la
città, è una occasione che offre grande appeal
per gli architetti che si trovano a disposizione
nuovi “materiali” e nuove tecnologie.
L’interfaccia sensoriale della città può a volte
essere interattiva ed il rapporto in questo caso
diventa diretto: il cittadino chiede e la città
interagisce con lui.
Totem interattivi permettono di accedere a
servizi di informazione e accoglienza virtuale
e diventano la piattaforma tecnologica sul
territorio che abilita ai servizi innovativi per
il cittadino, il visitatore/turista, le aziende, la
pubblica amministrazione; consentiranno di
interagire con l’utente in modo pratico e sicuro,
attraverso l’impiego di cellulare e SIM
abilitati. Queste nuove interfacce urbane sono
una parte tecnologicamente evoluta di quelle
che vengono chiamate Isole digitali, veri e propri
spazi fisici di condivisione evoluti dove si
possono rintracciare tutte le informazioni su
che cosa accade in città, si può venire a conoscenza
di eventi culturali programmati, delle
notizie della città, e si ha un libero accesso a
tutti i dettagli che riguardano la viabilità e il
trasporto pubblico.
E a proposito di mobilità, le isole digitali possono
anche essere dei punti di riferimento per
la smart mobility: è possibile prelevare la bicicletta
dal servizio bike-sharing oppure è possibile,
previo registrazione, utilizzare quadricicli
elettrici per muoversi all’interno della città.
Non manca naturalmente la telesorveglianza.
Non siamo in una smart city del futuro ma
semplicemente al centro della città di Milano
che si sta preparando così all’imminente Expo.
I totem interattivi rimarranno anche dopo l’esposizione,
anzi si moltiplicheranno, tuttavia il
loro compito sarà anche quello di consentire ai
visitatori provenienti da tutte le parti del mondo
di poter accedere ai servizi che si renderanno
disponibili in occasione della manifestazione.
Se il nuovo paradigma della mobilità sostenibile
è quello della mobilità elettrica, le isole di ricarica
dotate di colonnine diventano una esigenza
reale. Non mancano ovviamente i problemi, ad
esempio i differenti standard per il collegamento
dei veicoli con la postazione di ricarica, oppure
i tempi di ricarica. Fare il pieno di benzina o di
gasolio è un’operazione veloce, in questi casi
non lo è. La tecnologia tuttavia ha già fatto passi
da gigante, con le batterie di nuova generazione
è possibile effettuare quasi un pieno di energia
in meno di mezz’ora, e siamo solo all’inizio di
una rivoluzione tecnologica nel settore dell’accumulo
elettrico, settore trasversale ai diversi
comparti, non solo auto o scooter elettrici, ma
anche dispositivi mobili ed edifici.