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Siemens: è possibile ridurre le emissioni di CO2 del settore energetico

6 novembre 2013
Secondo uno studio di Siemens entro il 2030, sarebbe possibile ridurre le emissioni di CO2 del settore energetico per un importo pari al totale delle emissioni annue dell’Unione Europea

La domanda di energia, su scala globale, è destinata ad aumentare di quasi il 3% all'anno, entro il 2030. Complessivamente, questa crescita moderata farà sì che la domanda di energia aumenti di oltre la metà rispetto ai livelli attuali tra ora e il 2030. Se, come previsto, verranno realizzati nuovi impianti di produzione di energia, le relative emissioni di CO2 aumenterebbero di un quarto ossia di 3.500 megatonnellate.

Questi sono i risultati di uno studio recentemente pubblicato da Siemens e dal Professore Horst Wildemann della Technical University di Monaco di Baviera. "Se le centrali elettriche a carbone venissero sostituite, su larga scala, da centrali a gas, entro il 2030, le emissioni di CO2 nel settore energetico potrebbero ridursi anche del 5% rispetto ai livelli attuali," afferma il Professore Wildemann. "Certo, sarebbe illusorio sostituire ora tutte le centrali a carbone con quelle a gas - ma le potenzialità individuate sono davvero impressionanti", continua Wildemann. Le emissioni globali di CO2 che ogni anno potrebbero essere eliminate interrompendo la produzione di energia dal carbone equivarrebbero così alla quasi totalità delle emissioni di CO2 di tutti i 28 paesi dell'Unione Europea.

Lo studio dimostra che - nonostante alcune differenze marcate - tutti i paesi rientrano in uno dei cinque archetipi del contesto energetico. Nei paesi con una richiesta di energia in lenta crescita, ci sono da un lato i "pionieri green" che tendono marcatamente verso le fonti rinnovabili, e dall'altra i "tradizionalisti", che tendono solo in bassa percentuale verso fonti di energia ecofriendly. Tra i paesi con una domanda di energia elettrica in rapido aumento, ci sono invece le nazioni "energivore", che hanno già raggiunto un alto livello di elettrificazione, e le nazioni "next-wave electrifiers", nelle quali sussistono ancora notevoli lacune nella fornitura energetica a tutti gli abitanti. Il quinto gruppo individuato è quello dei "massimizzatori delle esportazioni di petrolio", che si caratterizzano per il loro obiettivo di migliorare l'efficienza energetica di petrolio ed estrazione del gas.

Lo studio ha rilevato, ad esempio, che l'Europa potrebbe risparmiare circa 45 miliardi di Euro entro il 2030, se molti degli impianti che generano energia da fonte rinnovabile fossero costruiti presso i siti che offrono i più alti rendimenti di energia elettrica. In questo scenario, i nuovi impianti fotovoltaici sarebbero installati principalmente nelle zone più calde del Sud Europa, mentre gli impianti eolici sarebbero costruiti nelle regioni più ventose e più settentrionali d'Europa.

Negli Stati Uniti, gli 80 miliardi di Dollari di perdite annue, causate dai costi indiretti delle interruzioni di corrente, potrebbero essere evitate se la qualità della rete venisse migliorata. E in Cina sarebbe possibile fermare le emissioni di CO2 al livello attuale, se le fonti di energia rinnovabili fossero sfruttate appieno. Tuttavia, questo richiederebbe quasi il doppio degli investimenti. In alternativa, le emissioni potrebbero essere ridotte senza ulteriori costi se entro il 2030 un terzo delle centrali elettriche a carbone in Cina fossero sostituite da moderne centrali a gas.

Le analisi e i risultati prodotti dagli studi locali in Europa, Russia, Stati Uniti, Cina, Medio Oriente e Corea del Sud sono disponibili, insieme allo studio completo, al seguente indirizzo www.siemens.com/WEC.

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