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Puntare sulle ristrutturazioni per superare la crisi

8 aprile 2013
Davanti alla profonda crisi del settore delle costruzioni, le opere di riqualificazione e recupero stanno assumendo un peso sempre maggiore. È infatti proprio su questi interventi che devono puntare impiantisti e installatori
Dopo un inizio 2011 pieno di incertezza, in cui la caduta della domanda sembrava essersi quasi arrestata e segnali deboli ma confortanti si iniziavano ad intravedere da più parti, l’economia italiana è tornata in affanno. Per un settore come quello delle costruzioni, capace di perdere in soli tre anni il 20% del proprio mercato, questa nuova frenata comporterà altre pesanti ripercussioni. Il nuovo ciclo edilizio sarà ancora penalizzato dalla progressiva riduzione delle capacità reddituali delle famiglie e da un ulteriore calo delle risorse da investire; a trainare il settore però, ci penserà il mercato del rinnovo e della riqualificazione. In un’indagine sul riuso condotta nel 2012 dal CRESME in collaborazione con il Consiglio Nazionale, che ha coinvolto quasi 2.000 professionisti, i temi della riqualificazione e del rinnovo del patrimonio edilizio, assieme a risparmio energetico, energie rinnovabili e tecnologia, sono infatti stati indicati come gli elementi che sosterranno il mercato nei prossimi anni. Mentre la crisi per la nuova produzione continuerà a crescere, la spesa in riqualificazione e manutenzione riprenderà quindi a salire, sostenuta anche dall’età del patrimonio edilizio italiano che, sollecitato dal tempo e dagli eventi atmosferici, necessita di una sempre maggiore opera di manutenzione e riqualificazione. Il 36,8 per cento del patrimonio residenziale esistente in Italia è infatti stato costruito nel secondo dopoguerra (tra il 1946 e il 1971), periferie spesso progettate con disegni urbanistici poveri, caratteristiche architettoniche e costruttive talvolta di scarsa qualità, assai lontane dai parametri energetici oggi richiesti. Il sistema energetico italiano Nel suo XX Rapporto congiunturale e previsionale il CRESME ha dedicato un Focus proprio al tema della riqualificazione e dell’efficienza energetica. Secondo la ricerca effettuata, gli interventi finalizzati all’incremento dell’efficienza energetica, per ora, non hanno avuto un impatto rilevante sui consumi nazionali. Lo dimostra il fatto che l’intensità energetica del PIL (energia consumata in rapporto al prodotto interno lordo) ha conseguito una diminuzione piuttosto scarsa nell’ultimo decennio. Soprattutto in relazione a quanto fatto dagli altri paesi industrializzati, nei quali invece questo indicatore ha fatto registrare delle diminuzioni sostanziali. Nonostante infatti l’Italia parta da un livello più basso di intensità energetica del PIL, per via della mitezza del clima, negli ultimi quindici anni ha registrato un calo solo del 5,6%, contro la riduzione del 18,4% conseguita in Germania, del 15% in Spagna, del 32% nel Regno Unito e del 13% in Franca. Sempre secondo quanto riportato dal CRESME, i consumi energetici degli edifici provengono per il 60% circa dalle abitazioni e per il 40% circa dagli edifici ad uso terziario, dove però negli ultimi quindici anni si è registrato un trend di aumento più deciso. Al 2011 i consumi degli edifici sono stati coperti per il 55% dal gas naturale, per il 30% da energia elettrica prodotta da impianti termo-elettrici che utilizzano fonti fossili (esclusa quindi l’elettricità da rinnovabili), per l’8% da derivati dal petrolio e solo per il 7% da fonti rinnovabili. Per poter rispettare gli “impegni 20-20-20”, occorrerà quindi stimolare e facilitare ulteriormente il processo di riqualificazione delle strutture immobiliari esistenti incrementando gli interventi per il miglioramento dell’efficienza energetica. Interventi e investimenti Gli investimenti in abitazioni, secondo l'Ance pari nel 2012 a 69.577 milioni di euro, mostrano una riduzione del 4,5% in valori correnti e del 6,3% in termini reali rispetto al 2011 (-2,9% nel 2011 rispetto al 2010). La flessione del 6,3% dei livelli produttivi dell’edilizia residenziale risulta come sintesi del decremento del 17,0% degli investimenti in nuove abitazioni e di un aumento dello 0,8% degli investimenti nel recupero abitativo. Gli investimenti effettuati per la riqualificazione del patrimonio abitativo nel 2012, si stimano pari a 44.820 milioni di euro. Come già detto quindi, questo comparto, che rappresenta ormai il 64,4% del valore degli investimenti in abitazioni, è l’unico comparto delle costruzioni che mostra una tenuta dei livelli produttivi. Lo confermano anche i dati di una recente (2012) indagine Rur-Censis relativa al tema degli interventi effettuati sulle abitazioni negli ultimi tre anni. Circa il 9 per cento delle famiglie ha effettuato un intervento significativo relativo agli infissi, agli impianti di riscaldamento o raffrescamento, alla organizzazione degli spazi interni e un altro 6-7 per cento ha intenzione di effettuare questi stessi interventi nel prossimo triennio. In sostanza il micro-rinnovo edilizio è una dimensione di grande interesse per le famiglie, specie per quelle con buone risorse economiche. In questo caso la quota di intervistati che dichiara di avere effettuato i lavori supera addirittura la soglia del 20 per cento. Un’ulteriore quota, naturalmente più esigua, pari all’1,5 per cento ha effettuato l’installazione di pannelli solari per l'acqua calda o di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica. Anche in questo caso un altro 6 per cento delle famiglie si dice intenzionato a procedere in questo senso nel prossimo futuro. Il traino degli incentivi – proroga della detrazione del 55 per cento per gli interventi legati al risparmio energetico – e il potenziamento dell’agevolazione fiscale sulle ristrutturazioni edilizie (che sale dal 36 al 50 per cento) sarà dunque determinante per arrestare la caduta degli investimenti in costruzioni. Energy technology Un altro aspetto determinate per il nuovo ciclo edilizio riguarderà il contributo del comparto delle energy technology ed in particolare il settore degli Impianti per le Fonti di Energie Rinnovabili (l’acronimo FER), che ha toccato in questi anni, in termini di investimenti, livelli di crescita e dimensioni eccezionali. Il principale contributo alla soluzione del problema energetico, e una grande opportunità per il settore delle costruzioni, arriverà dai cosiddetti “Negawatt”, cioè i Megawatt non consumati grazie ai miglioramenti dell’efficienza energetica. Nel biennio 2010-2011 la crescita delle installazioni FER, e in particolare per quanto riguarda impianti fotovoltaici, è andata oltre ogni previsione, configurandosi come un vero e proprio boom. Tra il 2006 e il 2009, secondo i dati diffusi dal GSE, sono stati realizzati 71.137 impianti fotovoltaici, per una potenza installata totale di 3.457 MWp. Nel solo 2010 sono stati registrati altri 84.547 nuovi impianti, e nel 2011 altri 147.776. Ciò significa che nel 2011 l’Italia è stato il paese che ha registrato la maggior crescita della capacità installata, diventando il secondo paese al mondo (dopo la Germania) per potenza totale. Anche l’eolico, seppure in misura minore, ha contribuito alla crescita degli impianti FER, con una potenza efficiente lorda installata che è passata dai 3.540 MW del 2008 ai 6.860 del 2011. Secondo le già citate stime del CRESME, che in estrema sintesi applicano a questi dati dei parametri di costo, questa crescita ha significato un investimento finanziario in impianti FER di 9 miliardi nel 2009, di quasi 21 miliardi nel 2010 e di 40 miliardi nel 2011. Con il fotovoltaico che da solo ha prodotto investimenti di 5,6 miliardi nel 2009, di 18,2 miliardi nel 2010 e di 36,1 miliardi nel 2011. Va detto che una crescita così spettacolare è stata resa possibile dalla forte incentivazione di cui gli impianti FER hanno goduto, finanziata con un aggravio significativo a carico dei consumatori, e che non è di certo sostenibile nel medio-lungo periodo. E sullo sviluppo del settore già oggi gravano le incertezze legate ai contenuti del nuovo conto energia e al meccanismo di continuità con i sistemi di incentivazione degli anni passati. Un’incertezza che si sta già duramente ripercuotendo sugli investimenti nel settore. Inoltre non si possono trascurare i problemi legati alla capacità della rete elettrica di assorbire l’energia prodotta da tali impianti, al consumo di territorio e alla sottrazione di aree agricole (che ha portato oggi a porre dei vincoli più rigidi all’incentivazione degli impianti “a terra”). Sta di fatto che della crescita impressionante del mercato ne hanno beneficiato soprattutto i produttori esteri, mentre le imprese italiane che hanno maggiormente tratto vantaggio dal boom delle nuove rinnovabili (specialmente nel campo del solare termico e fotovoltaico) sono state le imprese installatrici. In effetti, l’analisi dei bilanci 2010 delle imprese della filiera, realizzata dal CRESME, rivela una significativa ripresa per il mercato di impianti e finiture, con i distributori e i produttori di materiale elettrico ed elettrotecnico che hanno fatto registrare i maggiori tassi di crescita del volume d’affari. Una dinamica in controtendenza rispetto all’andamento generale del settore costruzioni, che si spiega ancora una volta con la ripresa degli interventi di riqualificazione e con il boom dell’energy technology. Nel 2011, gli investimenti in opere di rinnovo e riqualificazione (78 miliardi di euro), considerando anche la spesa per la manutenzione ordinaria (che vale 34 miliardi), sono arrivati a rappresentare oltre il 65% del totale del mercato (172 miliardi), questo quando nel 2006 non arrivavano al 56%. Quale sarà la reale intensità di questa crescita è difficile dirlo e molto dipenderà dalla capacità delle politiche pubbliche di creare un sistema di incentivi capace di accelerare il processo di riqualificazione. Le tecnologie edilizie per la realizzazione di abitazioni più parsimoniose dal punto di vista energetico sono già disponibili da molto tempo e la certificazione energetica degli edifici è applicata nel nord Europa a partire dagli anni Ottanta. Nonostante il ritardo con cui questi temi sono arrivati in Italia e (con cui sono state recepite le direttive europee), ormai sembra affermarsi anche da noi la logica per la quale un’edilizia meno energivora, capace di abbattere non solo le emissioni ma anche i costi di gestione, rappresenta una priorità che coinvolge non solo il mondo della progettazione e delle costruzioni, ma che interessa in modo rilevante anche l’utenza. Al riguardo è importante ricordare che mentre gli edifici di nuova costruzione tengono conto delle normative più recenti, la stragrande maggioranza del parco residenziale usato messo sul mercato è composto da edifici ad alto consumo energetico (che rientrano nella classe più bassa, G). Il divario di prestazioni è rilevante, se si considera che oggi un’abitazione con trenta anni di età consuma in media 180-200 KWh/mq/anno e che un edificio nuovo realizzato in classe C (lo standard minimo nelle nuove costruzioni) consuma in media tra 30 e 50 kWh/mq/anno. L’Italia ha recepito, con il D.lgs. 192/2005, i criteri, le condizioni e le modalità per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici previsti dalla Direttiva 2002/91, e introdotto riferimenti per favorire lo sviluppo, la valorizzazione e l’integrazione delle fonti rinnovabili e la diversificazione energetica. È seguito poi il Decreto legislativo 115/2008 che ha introdotto scomputi volumetrici per gli edifici con maggiore spessore delle murature esterne e dei solai, in modo da favorire un migliore isolamento termico. Con il Dpr 50 del 2/4/2009 sono stati invece definiti i criteri, i metodi di calcolo e i requisiti minimi per l’efficienza energetica degli edifici. Il testo fissa i requisiti minimi della prestazione energetica degli impianti e degli edifici nuovi ed esistenti, e introduce il valore massimo ammissibile di prestazione energetica per il raffrescamento estivo dell’involucro edilizio. Soluzioni concrete Contro la crisi, Fillea Cgil e Legambiente propongono un nuovo modello per il settore delle costruzioni e nel primo rapporto congiunto su Innovazione e sostenibilità nel settore edilizio “Costruire il futuro”, presentato lo scorso ottobre al salone internazionale dell’edilizia (SAIE) di Bologna, espongono un’ampia analisi della situazione dell’edilizia sul territorio e degli strumenti che in molti casi Regioni, Province e Comuni, hanno messo in campo per introdurre nuovi criteri energetici e ambientali, andando spesso anche oltre la normativa in vigore. In Italia, c’è una evidente situazione di stallo, mentre in Europa le direttive per la certificazione e riqualificazione energetica degli edifici si strutturano in una strategia coerente (il cosiddetto 20-20-20) che in questi anni ha posto il vecchio continente all’avanguardia mondiale nella lotta ai cambiamenti climatici. Per questo Fillea e Legambiente hanno individuato una serie di interventi mirati al sostegno dell’economia sostenibile delle costruzioni, indicando un processo (già in corso in tante città) in continua evoluzione, con particolare attenzione alle prestazioni energetiche degli edifici, allo sviluppo delle rinnovabili e alla certificazione energetica. Per quanto concerne la riqualificazione del patrimonio edilizio, Secondo Fillea e Legambiente bisogna dare delle certezze sugli interventi e sugli strumenti di incentivazione. Occorre rendere permanenti le detrazioni fiscali del 55% per gli interventi di efficienza energetica e allargarlo alla sicurezza statica. Ma soprattutto, occorre introdurre un nuovo incentivo per promuovere interventi di retrofitting e messa in sicurezza di interi edifici. Per quanto riguarda invece il patrimonio edilizio pubblico, per superare il Patto di stabilità nel caso di interventi che migliorino l’efficienza energetica, agli Enti locali deve essere data la possibilità di realizzare questi interventi direttamente o attraverso Esco, in tutti i casi in cui è dimostrata la riduzione complessiva di spesa realizzata grazie agli interventi e la fattibilità tecnica e finanziaria dell’intervento. Nel caso specifico delle fonti rinnovabili, la Direttiva 2002/91/CE prevede la valorizzazione delle fonti rinnovabili per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici. Il Dlgs 192/05, che l’ha recepita, ha previsto nell’allegato I che, per le nuove abitazioni, le ristrutturazioni (oltre il 20% del volume) e nei casi in cui l’impianto termico venga sostituito, si debba provvedere ad almeno il 50% del fabbisogno dell’acqua calda sanitaria prodotto con fonti rinnovabili (principalmente pannelli solari termici e biomassa). Ma l’applicazione concreta di queste previsioni veniva rimandata alla pubblicazione dei decreti attuativi ancora non emanati (e di fatto superati dal Dlgs 28/2011). Relativamente alle nuove costruzioni ed alle ristrutturazioni, la Finanziaria 2008 ha introdotto l’obbligo di installare almeno 1 kW di solare fotovoltaico per ogni unità abitativa e 5 kW per i fabbricati industriali a partire dal 1° gennaio 2009. Nella pratica però la norma per entrare in vigore deve essere recepita da parte dei singoli Regolamenti Edilizi Comunali, che diventano quindi lo strumento fondamentale per introdurre su larga scala l’uso del fotovoltaico in edilizia. Oltretutto tale norma è rientrata nel “pacchetto Milleproroghe” (DL 30 dicembre 2009, n. 194), convertito in Legge 26 febbraio 2010, n. 25, che ha rinviato l’obbligo al 1° Gennaio 2011. Con l’Allegato 3 del Dlgs 28/2011 viene finalmente completato il quadro normativo relativo agli obblighi di installazione di fonti rinnovabili per soddisfare i fabbisogni termici ed elettrici delle abitazioni. Dal primo giugno 2012 nei nuovi edifici e nei casi di ristrutturazioni non “leggere”, gli impianti di produzione di energia termica devono essere progettati e realizzati in modo da garantire il contemporaneo rispetto della copertura, tramite il ricorso ad energia prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili, del 50% dei consumi previsti per l’acqua calda sanitaria e delle seguenti percentuali della somma dei consumi previsti per l’acqua calda sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento: a) il 20% quando la richiesta del pertinente titolo edilizio è presentata dal 31 maggio 2012 al 31 dicembre 2013; b) il 35% quando la richiesta del pertinente titolo edilizio è presentata dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2016; c) il 50% quando la richiesta del pertinente titolo edilizio è rilasciato dal 1° gennaio 2017. Oltre alle rinnovabili termiche il Decreto stabilisce vincoli anche per la parte elettrica dei fabbisogni degli edifici. È infatti obbligatorio installare impianti da fonti rinnovabili proporzionalmente alla grandezza dell’edificio. Inoltre, per tutti gli edifici pubblici, gli obblighi vengono incrementati del 10%. Alcune Regioni hanno introdotto obblighi per spingere la diffusione del solare termico prima dell’introduzione del Decreto 28/2011. Lo hanno fatto chiedendo una produzione minima del 50% di acqua calda sanitaria da fonti rinnovabili per le nuove costruzioni e nei casi in cui viene rinnovato l’impianto termico. Tale requisito è in vigore in Lombardia, Provincia di Trento e Liguria; lo stesso obbligo, applicato anche nei casi di ristrutturazione per almeno il 20% del volume, è in vigore in Umbria e Lazio. La Regione Piemonte è l’unica ad aver portato l’obbligo per le nuove costruzioni, e nei casi di nuova installazione degli impianti termici, al livello minimo del 60%. Per la Provincia di Bolzano vale un discorso a parte, poiché l’obbligo di installazione di fonti rinnovabili è in vigore per il 100% di produzione elettrica e di acqua calda sanitaria nel caso in cui si voglia ottenere la certificazione CasaClimaPiù. Il caso dell’Emilia-Romagna è sicuramente uno dei più interessanti, perché in questa Regione non si è deciso solamente di ribadire quanto previsto dal Decreto 28/2011, ma si è cercato di andare oltre anticipando i requisiti previsti. È diventato infatti obbligatorio per i nuovi edifici e nei casi di ristrutturazione soddisfare, oltre al 50% del fabbisogno di acqua calda sanitaria con energie rinnovabili termiche, anche il 35% dei consumi di energia termica, mentre a partire dal 10 gennaio 2015 il requisito salirà al 50%. Per quanto concerne la parte elettrica dei fabbisogni, in Emilia-Romagna si è stabilito l’obbligo di installare 1 kW per unità abitativa in aggiunta alla potenza installata basata sulla grandezza della superficie dell’edificio come previsto dal Decreto 28/2011. Tra le realtà negative rientra la Toscana, che aveva fissato nella Legge Regionale del 2005 l’obbligo del solare termico, vincolo purtroppo ancora non entrato in vigore vista l’assenza dei decreti attuativi. In Campania, invece, per entrare in vigore l’obbligo deve passare per un recepimento da parte dei Comuni nei singoli Regolamenti Edilizi. Anche in Puglia è previsto l’obbligo di installazione di pannelli fotovoltaici da introdurre nei Regolamenti Edilizi Comunali. Per tutte le altre Regioni nessuna norma specifica questo tipo di richiesta. ........................................................................................................................... Dall’industria Se, come dichiarato da Ance, il settore della riqualificazione degli immobili residenziali è l’unico a mostrare una tenuta dei livelli produttivi (+12,6%), quali sono gli attori che ne stanno beneficiando? Sicuramente i produttori di tutti quei dispositivi innovativi che, una volta installati, sono in grado di rendere comode e funzionali anche le abitazioni più vecchie.   “La situazione attuale si riflette positivamente sul nostro comparto videocitofonico - ha spiegato Duilio Negri, Marketing Manager Prodotto in Urmet – che cerca di rispondere ad utenti finali sempre più orientati verso scelte di prodotti caratterizzati da una estetica più accattivante e/o da funzioni aggiuntive”. Anche per tale ragione, negli ultimi mesi Urmet ha presentato una serie di novità, in entrambe le gamme di prodotto “Comunicazione e Sicurezza”, tra cui la nuova pulsantiera in acciaio antivandalo Sinthesi Steel, la nuova gamma di telecamere HD-SDI, nuovi kit videocitofonici a colori e le nuove centrali antintrusione entry level. “Tutte soluzioni studiate per integrarsi tra di loro per una migliore gestione dell’edificio, in termini di incremento del livello di sicurezza e del comfort abitativo. Inoltre, in caso di ristrutturazione, permettono di utilizzare il cablaggio preesistente unitamente ad un’offerta ampia, completa e modulare. L’utente finale può così ottimizzare i costi, realizzando fin da subito delle semplici attività di predisposizione e rimandando al futuro la finalizzazione dell’impianto”. Le soluzioni altamente tecnologiche e domotiche potrebbero dunque trovare un forte sbocco nel mercato delle ristrutturazioni. Già oggi si possono avere a disposizione interessanti tecnologie, come "Hi Bus" di Home Innovation, per esempio, che consente il riuso completo del vecchio impianto. "Hi Bus" costituita da una serie di centraline elettroniche, totalmente compatibili con le apparecchiature elettriche tradizionali, studiate su misura delle infrastrutture elettriche di un'abitazione. La possibilità del riuso, l'intelligenza domotica dei prodotti Hi Bus e l'aggiunta di un piccolo ed economico monitor domotico di gestione permette di convertire un impianto elettrico a livello 3 con la minima spesa. Il riciclo del vecchio senza vincoli di marca, tipologia o modelli, garantisce la massima eco sostenibilità in pieno contrasto ai vecchi concetti dell'"usa e getta".   Ma anche le lampade LED rappresentano un’efficace soluzione per garantire risparmio energetico, lunga durata e ridotto impatto ambientale. Non per altro Osram presenta una nuova gamma di lampade LED lineari: SubstiTUBE® Basic. Disponibile in 3 differenti temperature di colore (830, 840 e 865) nelle lunghezze da 600 mm, 1200 mm e 1500 mm, SubstiTUBE® Basic rappresenta una valida alternativa retrofit alle lampade fluorescenti tubolari T8 (aventi Ø 26mm) con attacco G13 installate all’interno di apparecchi di illuminazione dotati di alimentatore convenzionale (CCG) e starter. La sostituzione è semplice, rapida e sicura e non è necessario apportare alcuna modifica all’apparecchio di illuminazione esistente. Infatti è sufficiente rimuovere la lampada fluorescente T8 esistente, sostituire lo starter con il similstarter contenente un fusibile di sicurezza, installare il tubo LED SubstiTUBE® Basic ed il gioco è fatto. Grazie ad una durata utile nominale fino a 40.000 ore (L70, B50) e ad una efficacia luminosa elevata, le nuove lampade LED lineari introdotte sul mercato da Osram, offrono la possibilità di ridurre notevolmente i costi di manutenzione ed ottenere un risparmio di energia elettrica fino al 68% con conseguente riduzione dei costi energetici e del periodo di ammortamento dell’investimento. SubstiTUBE® Basic sono inoltre caratterizzate da un corpo interamente in policarbonato e da un’emissione della luce omogeneamente distribuita sulla intera superficie emittente che le rende pressoché similari ai tradizionali tubi fluorescenti. La gamma SubstiTUBE® Basic è raccomandata in particolare per impiego in apparecchi stagni e/o privi di ottiche lamellari per l’illuminazione di parcheggi, garage, magazzini, capannoni, locali tecnici, celle frigorifere.   Per la gestione e il controllo della luce, Vimar presenta nuove soluzioni studiate per risparmiare, arredare e inserirsi perfettamente in ogni progetto architettonico, anche in edifici già esistenti. L’offerta Light Control, costituita da regolatori e lampade universali, consente infatti di conciliare le esigenze di comfort e di riduzione dei consumi, creando ambienti personalizzati ed “energeticamente parsimoniosi”, garantendo al contempo la piena compatibilità e la totale flessibilità installativa. La nuova gamma di regolatori universali permette di gestire tutte le tipologie di sorgenti, non solo quelle ad alta efficienza energetica, ma anche quelle tradizionali ad incandescenza. Un controllo applicabile quindi anche a impianti esistenti che offre la possibilità di inserirsi in modo semplice ed efficace in qualunque architettura. I regolatori universali controllano l’intensità luminosa, permettendo sia di ridurre il consumo elettrico che di prolungare la “vita” della sorgente. La nuova lampada LED può essere regolata in modo diretto senza un alimentatore dedicato, e abbinata alla retrodiffusione sul pannello permette un’illuminazione omogenea e con basso dispendio energetico. Inseriti nel sistema domotico By-me, i regolatori universali completano infine l’offerta di gestione della luce. Sfiorando lo schermo touch screen, si avrà la possibilità di creare e controllare la gamma di scenari di luce programmati, per rendere unico ogni ambiente e prestare attenzione al risparmio energetico, agendo sull’accensione e disattivazione delle luci e sulla regolazione dell’intensità. E per la massima completezza e semplicità, dispositivi rotativi stand alone permettono di gestire variazioni di colori anche in impianti tradizionali.     Al fine di raggiungere una classe di eccellenza nell’ambito della certificazione dell’edificio, negli appartamenti ricavati dalla ristrutturazione di uno stabile nel centro di Milano, sono state installate complessivamente 4 macchine per la ventilazione meccanica controllata a doppio flusso con recupero di calore: una nell’appartamento da 70 m², una in quello da 120 m² e due nell’appartamento più grande di due livelli. Per gli appartamenti più grandi la scelta delle macchine è caduta sul VORT PROMETEO HR400 di Vortice. Questa macchina garantisce un’efficienza di recupero superiore all’85%, bassi consumi elettrici grazie ai motori di tipo EC brushless ed è dotata di valvola di by-pass a funzionamento automatico per il free-cooling. Gli alti soffitti degli alloggi hanno permesso l’installazione delle macchine nei locali lavanderia in posizione orizzontale al di sopra di un soppalco, ottimizzando gli ingombri. Grazie alla presenza di sensori a bordo macchina ed a una sofisticata elettronica di controllo integrata, la macchina può funzionare in modalità automatica adattando il proprio funzionamento (variazioni di portata d’aria, attivazione del free-cooling e azionamento di dispositivi di protezione antigelo) alle esigenze dell’ambiente. Il sistema di distribuzione scelto è costituito da tubazioni rigide in PVC alimentare posizionate nel controsoffitto. La scelta di tali tubazioni ha consentito di limitare le perdite di carico nel circuito di distribuzione dell’aria e di diminuire le turbolenze nello stesso, ottimizzando le performances sia aerauliche che di emissione sonora; bocchette e valvole di aspirazione regolabili completano l’impianto.