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Industry 4.0: teoria o concreta opportunità?

5 marzo 2015
Le tecnologie digitali possono contribuire a riportare la produzione nel nostro Paese, ma serve un significativo cambio di mentalità. Se ne è discusso in una tavola rotonda organizzata da Anie in vista di Sps Italia

Lo scorso luglio, nel corso dell'assemblea annuale, il presidente di Anie, Claudio Andrea Gemme, è intervenuto in modo molto deciso contro quanti avevano decretato la morte del manifatturiero: “L’ultimo decennio, a causa di due violente recessioni estremamente ravvicinate, ha cambiato la storia dell’industria manifatturiera. Tuttavia la new economy basata solo sulla finanza e sui servizi è fallita: senza la manifattura il Paese muore. Il nostro studio ci dice che tornare a produrre in Italia non è utopistico. Qualcuno ha già iniziato a farlo, altri lo farebbero se si creassero le condizioni per poter lavorare: abbattimento della pressione fiscale e della burocrazia, detassazione degli utili reinvestiti in ricerca e innovazione, valorizzazione del know how tecnologico e della qualità del Made in Italy, promozione degli asset strategici del Paese. Pur in uno scenario difficile, le imprese Anie non si sono rassegnate: dall’indagine presso i nostri soci è emerso che l’industria elettrotecnica ed elettronica continua a distinguersi, nel panorama nazionale, per una spiccata propensione al cambiamento, all’innovazione e all’approccio Industry 4.0. La forte componente tecnologica delle aziende Anie è assolutamente pervasiva in tutti i settori industriali e dunque le soluzioni tecnologiche che sanno esprimere garantiscono, e sapranno garantire ancora di più in futuro, vantaggi competitivi per tutti.”

Perché tornare in Italia
Per tornare a produrre in Italia, però, le aziende necessitano di adeguate condizioni. Per questao Anie ha condotto un'approfondita indagine presso 107 aziende associate, con l'obiettivo di capire le reali ragioni della delocalizzazione. Le risposte di sono focalizzate su vicinanza al mercato finale (69,7%), minor costo totale della produzione (61,5%) e quello della forza lavoro (57,1%), nonché presenza di regimi fiscali agevolati (20,8%), oltre a una burocrazia più agile (13%).
Allo stesso tempo, però, le aziende hanno segnalato anche di quali politiche industriali avrebbe bisogno il nostro Paese: il 30% degli intervistati ritiene che la priorità sia la riduzione del cuneo fiscale, più di un quarto di esse la semplificazione della burocrazia e il 18% la detassazione degli utili in ricerca & sviluppo.
Queste risposte fanno comprendere come l'innovazione e l'attenzione al prodotto siano tornati ad essere prioritari nelle aziende che vogliono garantirsi un futuro sul mercato. E la dimostrazione più concreta è data dal fatto che il 60% delle imprese rientrate ha adottato tecnologie ICT e ITS (Internet of Things and Services). Mentre tra le altre associate Anie questa media è ferma al 50%.
É inoltre interessante sottolineare come tutte le aziende rientrate si siano dette interessate a queste trasformazioni, che vanno verso l’adozione di nuovi modelli organizzativi, ben sintetizzati dal concetto di Industry 4.0. Inoltre, tra le aziende interessate dal fenomeno, il 90% ritiene che i nuovi standard organizzativi di impresa saranno una realtà entro un periodo che va da 1 a 3 anni.
Le aziende di ANIE Confindustria, quindi, appaiono pronte ad affrontare il nuovo modello organizzativo: il 72% del campione pensa che il passaggio a un nuovo modello d’impresa avverrà già entro il 2017. Per il 65% degli intervistati, inoltre, l’adozione di un nuovo standard industriale è un processo già concretamente in atto. Addirittura, secondo l’indagine di ANIE, la stragrande maggioranza dei processi di produzione attuali è supportato dalle tecnologie ICT, strumenti che negli Anni ’90 hanno significato per l’industria moderna quello che il carbone è stato per la prima rivoluzione industriale.

Un confronto aperto
Proprio l'introduzione delle tecnologie informatiche nei processi di produzione industriale ha rappresentato il tema della tavola rotonda organizzata da Anie e da Messe Frankfurt in vista di SPS 2015, la fiera dell'automazione che quest'anno darà ampio spazio proprio all'Industrial Software.
Emblematico, a questo proposito, il titolo del dibattito: “Automazione 4.0: il futuro è già qui?”. Una domanda alla quale ha risposto, in modo anche provocatorio, Giuliano Busetto, presidente di Anie Automazione: “Non siamo ancora nell'Industry 4.0, ma possiamo dire di essere arrivati all'Industry 3.8”. Il percorso, secondo Busetto, è stato comunque intrapreso, ma è necessario definire “obiettivi chiari e un cambio di mentalità che porti a gestire la produzione in modo intelligente”.
Proprio la necessità di definire concretametne obiettivi e strategie deve rappresentare il primo passo nel processo di digitalizzazione delle aziende italiane. Per tale ragione, ancor prima di affrontare un dibattito sulle tecnologie del futuro, è necessario comprendere cosa chiedono davvero le aziende produttive. Una domanda alla quale ha risposto Giambattista Gruosso, docente del Politecnico di Milano: “Le aziende non chiedono solo efficienza, ma anche un reale fattore di differenziazione”. Un concetto particolarmente evidente nell'ambito del packaging, dove la personalizzazione è da sempre una delle esigenze prioritarie.
Si tratta, però, di obiettivi difficili da conciliare con un mercato che chiede anche costi ridotti e un time to marketing sempre inferiore. Al punto che Riccardo Necci di Sidel, ha sottolineato come i clienti dell'azienda, specializzata nella realizzazione di impianti di imbottigliamento, sognino sempre più macchine “capaci di adattarsi molto rapidamente ai cambi formato”. E persino la manutenzione sta cambiando, al punto che i nuovi contratti prevedono la garanzia di specifici risultati in termini di efficienza. Obiettivi che possono essere raggiunti solo utilizzando tecnologie in grado di monitorare una serie di parametri e, quindi, di supportare interventi proattivi.
Da qui il suggerimento di Gruosso di adottare un approccio simile a quello scelto dai produttori di tablet o di cellulari. Device sostanzialmente simili, ma che ogni utilizzatore personalizza in base alle proprie esigenze. Lo stesso deve avvenire per le macchine impiegate in ambito produttivo.
É quindi necessario comprendere quali sono i servizi utili e il valore aggiunto. Un esempio, in questo ambito, è fornito dalla manutenzione predittiva, che viene sempre più richiesta, in quanto le aziende hanno monetizzato il costo di un fermo macchina improvviso. I dati forniti da una macchina sono fondamentali in questa direzione, perché aiutano anche a progettare meglio.
Una progettazione migliore che, però, deve trasformarsi in un effettivo vantaggio economico. Lo stesso Gruosso ne è convinto: “É una grande opportunità per le aziende italiane, perché sanno elaborare idee innovative anche per nicchie di mercato. Numerose tecnologie, inoltre, derivano da prodotti consumer e quindi non sono proibitive dal punto di vista economico”.
Una svolta tecnologia che, quindi, può contribuire a riportare la produzione nel nostro Paese. Anche se Mirco Masa di Cefriel ricorda che l'Industry 4.0 “deve essere capita dalle aziende utilizzatrici, chiamate a definire esattamente di cosa hanno bisogno e quindi porre le domande corrette ai propri fornitori”.







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