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Dalla domotica alla Smart Home, la casa è sempre più intelligente

2 settembre 2016
Le innovazioni tecnologiche sono all’ordine del giorno e sono ormai pienamente entrate nella nostra vita quotidiana. L’avvento della domotica ha aperto le porte delle nostre case alla tecnologia, che ormai è connessa e intelligente. L’Internet of Things permette agli edifici di essere dotati degli strumenti necessari per garantirci il massimo comfort e benessere, superando il tradizionale concetto di casa domotica, che diventa ora Smart Home.

Le strategie e le tecniche progettuali sono mutate nel tempo, ma l’obiettivo è sempre stato uno: quello di fornire all’uomo degli ambienti adeguati per svolgere le sue attività, così che fosse a suo agio, protetto e con il livello di benessere più alto possibile. In questo senso si stanno raggiungendo livelli decisamente elevati, grazie agli strumenti sempre più elevati a disposizione dei progettisti e dei tecnici.
Negli scorsi anni si sono raggiunti ottimi risultati attraverso quell’insieme di tecnologie che permettono una maggiore qualità di vita negli edifici. La domotica è, appunto, quella disciplina che si occupa di questo tema. La qualità della vita in un’abitazione o in un ambiente di lavoro è determinata da diversi fattori in relazione fra loro, che danno come il risultato una condizione di comfort più o meno elevata. Parallelamente è inevitabile, ai giorni nostri, non fare un discorso che coinvolga anche le prestazioni energetiche degli edifici e i loro consumi. Per quanto non incidano direttamente sul nostro benessere e agio in un certo ambiente, rivestono un ruolo determinante per una corretta gestione dell’abitazione, a maggior ragione ora a causa dei diversi impianti installati. La domotica permette un controllo globale ed integrato, occupandosi del comfort, della sicurezza, del risparmio energetico e della comunicazione.
Questi vantaggi offerti dalla domotica sono applicabili sia in ambito residenziale che terziario e sono dipendenti dalla tipologia di attività che vi si svolge, cercando soluzioni su misura per ciascun caso specifico.
Si deve però precisare che ormai è possibile andare oltre un approccio tradizionale e che se un tempo le funzioni si attivavano attraverso normali dispositivi, ora è possibile creare una sinergia tra i sistemi presenti in casa, sfruttando la connettività con le reti di comunicazione.
Accensione delle luci, apertura di porte e tapparelle, gestione della climatizzazione, sistemi di sicurezza e sistemi di comunicazione dialogano all'interno o verso l'esterno, anche attraverso telefoni cellulari, smartphone e rete internet. Il ventaglio di soluzioni presenti sul mercato è davvero molto ampio e un impianto domotico può essere arricchito con il tempo, assecondando il crescere delle esigenze dell’utente. Una volta predisposta l’infrastruttura, con adeguato cablaggio, è possibile inserire successivamente ulteriori dispositivi che corrispondono a nuove funzioni.
Nel caso in cui questa tecnologia sia applicata ad un ambito che esula dal residenziale, si è soliti parlare di “building automation”, con la connessione di impianti e reti informatiche, integrati in un unico sistema che ne semplifica la gestione e il controllo.
Si può dire che l’“Internet delle cose” abbia portato ad un superamento della domotica, o meglio, si è fatto un passo in più. Non si pensa più a soli impianti evoluti che eseguono funzioni in modo autonomo, ma di un vero e proprio edificio intelligente, che si svincola dalla realtà fisica e trova la sua sede in quella virtuale. Si parla di un’infrastruttura che va oltre il concetto fisico di casa, che si evolve nel tempo e garantisce flessibilità e integrazione. La smart home punta sulla tecnologia IoT, che si immette nella smart grid, con la garanzia di un’evoluzione tecnologica rapida e in parallelo a quella del mercato.

Internet of Things
Fu Kevin Ashton nel 1999 ad introdurre il concetto secondo cui potessero essere gli oggetti stessi connessi alla rete ad immetervi delle informazioni. L’internet delle cose è proprio questo, l’ingresso della rete nel mondo reale e concreto, in cui dispositivi e persone sono connessi. Le “cose” possono diventare intelligenti fornendo informazioni su se stessi ed accedendo a quelle di altri. La prima condizione necessaria perché questo sia reale e soprattutto funzionante è che tutti i dispositivi siano connettibili alla rete, che a sua volta deve essere in grado di supportare un elevato carico di connessioni. Sono in effetti sempre più gli oggetti della nostra vita quotidiana che possono ormai essere connessi, dalla televisione agli elettrodomestici, mentre sono necessari investimenti e lavori per garantire l’infrastruttura necessaria al funzionamento del sistema, dalla disponibilità della banda larga a quella di reti wireless che consentano le connessioni degli oggetti. La domotica rientra in questo più ampio settore ed è il primo passo per permettere una completa connessione e un continuo scambio di informazione tra oggetti, persone e rete. Non ci saranno più edifici isolati con una centralina isolata e indipendente, ma ogni abitazione sarà solo un nodo di una rete più grande.
Ma qual è la situazione attuale del mercato dell’IoT? Secondo la Ricerca dell’Osservatorio Internet of Things della School of Menagement del Politecnico di Milano, il mercato è trainato da contatori gas e auto connesse, ma per il 2016 si attende una crescita importante anche per Smart Home, Smart City e Industrial IoT. A fine 2015 il mercato dell’Internet of Things in Italia raggiunge i 2 miliardi di euro, con una crescita del 30% rispetto al 2014, spinta sia dalle applicazioni consolidate che sfruttano la connettività cellulare (1,47 miliardi di euro, +28% rispetto al 2014) che da quelle che utilizzano altre tecnologie come Wireless M-Bus o Bluetooth Low Energy (530 milioni di euro, +33%). Anche se l’IoT apre uno scenario applicativo sconfinato, il mercato italiano è trainato in particolare dai contatori gas (25%) e dalle auto connesse (24%) che da soli sfiorano il miliardo di euro di valore.
Infatti, il principale segmento di mercato è costituto dalle soluzioni di Smart Metering (i contatori intelligenti per la misura dei consumi) e di Smart Asset Management nelle utility (la gestione in remoto per rilevare guasti, manomissioni, localizzazione, etc. Segue la Smart Car, con 5,3 milioni di auto connesse in Italia, un settimo del totale parco circolante. Nel resto del mercato si consolidano le soluzioni di Smart Building (18%), in particolare per la videosorveglianza e la gestione degli impianti fotovoltaici, quelle di Smart Logistics (11%) per la gestione di flotte aziendali e antifurti satellitari, quelle di Smart City & Smart Environment (9%). E poi la Smart Home (7%), soprattutto con applicazioni di antintrusione e termostati controllati a distanza.
Segno tangibile del cambiamento in atto sono anche i numeri in aumento degli oggetti fisici. A fine 2015 sono circa 10,3 milioni quelli connessi in Italia tramite rete cellulare (+29%), a cui si aggiungono quelli che sfruttano altre tecnologie di comunicazione: oltre ai 36 milioni di contatori elettrici connessi da tempo tramite PLC.
“Questi numeri denotano una crescita esplosiva dell'Internet of Things in Italia – afferma Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano -. Ma il cambio di passo del 2015 non è racchiuso solo nella crescita del mercato. Ancor più importante è il consolidamento delle basi per lo sviluppo su tutti i fronti: città, consumatori e imprese. L’installazione di nuove reti di comunicazione dedicate all’IoT nelle prime città italiane, l’evoluzione dell’offerta in ambito Smart Home, sempre più integrata con servizi assicurativi e pronta a sbarcare anche nelle catene della grande distribuzione, i servizi innovativi per l’Industry 4.0 costituiscono presupposti importanti per il futuro. E l’IoT è sempre più una realtà in Italia”.
In questo scenario, le aziende iniziano ora a muovere i primi passi ma vi è ancora molto lavoro da fare. Gli OTT (Over The Top), già “allenati” in questo senso, stanno entrando con forza in alcuni segmenti di mercato (Smart Home e in prospettiva Smart Car) con il chiaro obiettivo di sfruttare economicamente i dati raccolti. Molti aspetti devono ancora essere definiti e le indicazioni provenienti dal Garante della Privacy saranno fondamentali per capire fino a che punto sarà possibile spingersi, su scala nazionale e internazionale. Per il 2016 si attende una crescita importante in particolare per gli ambiti Smart Home, Smart City, Industrial IoT e Smart Car. Per la casa stanno nascendo infatti nuovi servizi e canali commerciali, con investimenti in spazi espositivi nei negozi dei principali retailer: la grande distribuzione – rimasta ai margini fino a questo momento – costituirà un nuovo punto di contatto con i clienti, insieme all’online, alle assicurazioni e alla filiera tradizionale della domotica.

La casa intelligente
Il 79% dei consumatori italiani è disposto ad acquistare prodotti per la Smart Home, il 33% in più rispetto all'anno precedente, un chiaro segnale di consapevolezza e interesse per questo settore. Tuttavia, l'indagine realizzata dall'Osservatorio Internet of Things in questo ambito rivela come solo un consumatore su cinque disponga già di almeno un oggetto intelligente nella propria abitazione e le intenzioni di acquisto sono lontane nel tempo: solo il 25% di chi dichiara di voler comprare un prodotto lo farà entro 12 mesi.
L'Osservatorio ha identificato tre cluster di utenti che differiscono per familiarità verso la tecnologia, profilo sociodemografico e conoscenza della Smart Home: i Conservatori (il 45% ne ha già sentito parlare), i Fruitori (60%) e i Tecnofili (75%), con profonde differenze tra priorità, canali e soluzioni. Conservatori e Fruitori si orientano verso soluzioni consolidate e prediligono funzionalità di risparmio energetico e antintrusione, i Tecnofili sperimentano installando in autonomia i prodotti e sono interessati principalmente al comfort e al benessere.
In crescita non solo l’interesse per i prodotti, ma anche per i servizi per la Smart Home (il 72% dei consumatori è intenzionato ad acquistare tali servizi). E grandi player internazionali stanno entrando nel mercato proponendo un proprio hub, a cui sarà possibile agganciare una pluralità di applicazioni e servizi. “Il passaggio dal prodotto al servizio è la chiave di volta per trasformare il potenziale interesse dei consumatori in concrete opportunità di mercato – rileva Giovanni Miragliotta, Direttore dell'Osservatorio Internet of Things -. L’offerta inizia a esserne consapevole: se sono ancora poche le soluzioni sul mercato che vanno oltre la mera gestione di dati in cloud, numerose startup stanno iniziando a cogliere questa esigenza. E questo è strettamente correlato alle opportunità di valorizzazione dei dati raccolti”.
Oltre alla tradizionale filiera della domotica, le soluzioni per la Smart Home sono veicolate ai consumatori tramite sempre più canali, attraverso retailer, produttori e assicurazioni. Il canale online è ben presidiato con l’89% dei prodotti acquistabile su internet. Si amplia l'offerta assicurativa, dalle sole due assicurazioni attive nel 2014 alle cinque attuali. Ma la vera novità è la discesa in campo dei retailer tradizionali, che nel 2016 consentirà alla Smart Home di “mettersi in mostra” nei negozi. In questo contesto, la filiera tradizionale della domotica deve lavorare per mantenere una posizione di rilievo nel mercato. Gli installatori dimostrano ancora una conoscenza limitata di prodotti e servizi per la Smart Home e hanno realizzato finora pochi progetti. Mentre gli architetti sono consapevoli della rilevanza (l’84% ritiene che la Smart Home sia una opportunità), ma hanno conoscenza superficiale (il 97% ha bisogno di formazione aggiuntiva). “La filiera tradizionale deve compiere ancora passi importanti per non ripetere gli errori commessi nei decenni passati con la domotica – dice Angela Tumino, Direttore dell'Osservatorio Internet of Things -. I produttori dovranno mettersi in gioco di più in prima persona ed essere in grado di attribuire i giusti ruoli ai diversi attori coinvolti. Non solo installatori e architetti, ma anche rivenditori, costruttori edili e progettisti dovranno sapersi innovare per essere competitivi e differenziarsi rispetto alle nuove filiere emergenti che fanno leva sulla logica 'fai-da-te' a basso prezzo”.

Installatori qualificati
Per portare a termine un buon progetto di home automation è molto importante che gli installatori siano adeguatamente preparati e competenti. Si deve dare risposta a esigenze variabili e su misura per il cliente, partendo da queste per poi trovare la corretta soluzione rispetto l’impianto specifico installato.
Il progettista e l’installatore deve quindi riuscire a far collaborare ogni elemento, sia dell’impianto che delle necessità degli utenti. La situazione di partenza, che va dunque personalizzata, prevede un impianto domotico (scenari, luce, energia, sicurezza, clima, serramenti, calendario, impianti tecnologici); tecnologie per la sicurezza (IoT, allarme, telecamere, video citofonia, telefonia, audio/video) e dispositivi di interconnessione (comando vocale, NFC, Android, iOS, Pc/Mac ecc.). Il vero esperto di domotica non può più ragionare a compartimenti stagni, ogni elemento dell’impianto deve nascere pensando alla sua connessione e integrazione nel sistema-casa.
Per rendere possibile questo approccio è importante che gli operatori del settore siano accompagnati e supportati da una corretta preparazione, rispetto le tecnologie, il mercato e i prodotti più adeguati.
Il Progetto Smart Hut di Assodel fornisce un supporto di questo tipo, collocandosi all’interno del progetto Bricks e collaborando con ENEA. L’impegno preso è quello di valorizzare le competenze dei professionisti della domotica, per far sì che vengano riconosciute e le specifiche competenze “evolute”, per creare un network dove ogni installatore Smart Pro venga trovato e contattato in modo efficace.
Il progetto BRICKS (Building Refurbishment with Increased Competences, Knowledge and Skills) dell’Unione europea ha come obiettivi quello di promuovere la riqualificazione e l’aggiornamento professionale di chi lavora nel settore1, di fare riconoscere le competenze degli iscritti in tutti i paesi europei, di incentivare l’impiego di manodopera specializzata. Inoltre, permette di introdurre nella formazione professionale le nuove competenze necessarie per realizzare progetti ad energia Zero o Positiva
Il viaggio che trasforma l’installatore in esperto di domotica, passa attraverso cinque momenti:
1)    Corso base (e-learning), con finalità introduttiva
2)    Test online
3)    Corso teorico e pratico organizzato da Hut o dalle aziende associate
4)    Esame scritto, pratico e orale di verifica delle competenze con certificatore Hut
5)    Consegna dell’attestato di Smart Pro presso una sede accreditata Hut
La qualifica di Smart Pro, oltre a confermare le competenze stabilite con ENEA per il settore, abilita a sostenere l’esame per ottenere il patentino europeo, una volta diventato obbligatorio.
Questo il secondo step del progetto Smart Hut che prevede, per i professionisti registrati al network, la fase formativa, con percorsi promossi dalle aziende partner e da esperti di domotica, per il conseguimento di una certificazione dal valore internazionale, che valorizzi la figura dell’installatore “evoluto”. Inizia questo percorso verso il successo professionale già a Illuminotronica (PadovaFiere, 6-8 ottobre), dove Smart Hut sarà presente, nel padiglione 5, con una vera e propria Casa Domotica, aree demo, laboratori e corsi abilitanti al conseguimento della certificazione di Smart Pro.